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Assistenti sessuali per i disabili, partono i primi corsi a Bologna. Ma manca una legge

Una ragazza sdraiata su un disabile in carrozzina mentre si appresta a baciarlo

BOLOGNA – Lo annunciano dal 2013, hanno scritto libri e organizzato innumerevoli convegni, partecipato a dibattiti, salotti televisivi, incontri con educatori e famiglie. Stavolta il corso per assistenti sessuali per disabili, a Bologna, parte davvero. Tecnicamente si definiscono O.E.A.S., acronimo di “Operatore all’emotività, all’affettività e alla sessualità delle persone con disabilità”. Il corso sotto le Due Torri si svolgerà in quattro giornate, a pagamento: parteciperanno 17 persone, delle 39 selezionate a Roma tre anni fa: si tratta soprattutto di educatori e operatori socio-sanitari, tra i 25 e i 45 anni, ma c’è anche un laureato in filosofia. L’appuntamento è per stamattina dalle 10 alle 19; domani si replica, per proseguire il 30 settembre e il primo ottobre. “Finora abbiamo aspettato la politica, perché avremmo preferito muoverci nel quadro di una legge nazionale o regionale. Ma nessuno ci ascolta, così abbiamo deciso di auto-autorizzarci”, spiega Maximiliano Ulivieri, 46 anni, tra i fondatori del comitato LoveGiver.

due loghi disabili contrapposti formano una scena di sesso tra portatori di handicapPer Ulivieri quello di oggi è “un atto di disobbedienza civile”, ma in realtà lo sarà soprattutto quando i suoi allievi passeranno dalla teoria alla pratica, cominciando il loro tirocinio in associazioni o famiglie. “Potrebbero accusarci di favoreggiamento della prostituzione, c’è questo rischio, ma prima bisogna che qualcuno mi denunci”. I docenti, oltre a lui, saranno il presidente dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica Fabrizio Quattrini, l’avvocato Lorenzo Simonetti, il dottor Rocco Salvatore Calabrò, il formatore Maurizio Nada e Judith Aregger, assistente sessuale in Svizzera. “Lo scopo — spiega Ulivieri — è permettere ai disabili di riscoprire il proprio corpo come fonte di piacere e non solo di sofferenza e disagi quotidiani, attraverso il contatto, l’accarezzamento, il massaggio, l’abbraccio, l’accompagnamento alla masturbazione o anche semplicemente con la presenza, l’affetto e l’umanità”.

Sull’assistenza sessuale per disabili in Parlamento dorme un disegno di legge, mai calendarizzato. “Purtroppo non è stata considerata una priorità, non è mai arrivato neanche in commissione — spiega il primo firmatario, il senatore Pd Sergio Lo Giudice —. In Italia c’è una grande difficoltà a discutere di sessualità. La nostra legge? Impegna il ministero della Salute a emettere linee guida che consentirebbero alle Regioni di attivare corsi di formazione ad hoc. Metterebbe al riparo da equivoci tra l’assistente sessuale e la prostituzione: la libera sessualità dei disabili non è soltanto un loro bisogno, è anche un diritto garantito da una sentenza della Corte costituzionale. Ulivieri mi ha detto che sarebbe partito, non fa niente di male se organizza un corso”.

A livello regionale, l’unica proposta di legge depositata è quella presentata dai 5 Stelle in Lombardia. In Emilia-Romagna il consigliere Pd Antonio Mumolo sta lavorando “a una risoluzione che chieda al Parlamento di legiferare, ma non l’abbiamo ancora nemmeno mai discussa in gruppo, ci sono pareri differenti”. Intanto Caterina Di Loreto, 30 anni, professione educatrice oggi inizierà inizierà il corso: “Mi pare una cosa molto utile e molto umana — spiega —. Credo che l’educazione alla corporeità e alla sessualità faccia parte integrante del mio lavoro”.

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Articolo tratto dal sito: La Repubblica di Bologna

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